Mentre l’economia nazionale ancora stenta a ripartire, il florido mercato dell’export agroalimentare spicca per la propria vitalità; a frenare gli entusiasmi giungono tuttavia le frodi alimentari che danneggiano pesantemente il quadro generale dell’esportazione dei prodotti originali made in Italy.

Ad indebolire l’industria del food & beverage contribuiscono in egual misura agropirateria – contraffazione industriale dei prodotti venduti – e Italian Sounding – fenomeno ormai ben noto che consiste nell’utilizzo improprio di denominazioni, immagini e loghi che richiamano l’italianità per pubblicizzare articoli non autentici, presentandoli come originali. Il giro d’affari che ruota attorno al mondo dei falsi made in Italy nel settore alimentare si aggira intorno ai 100 miliardi di euro, secondo le stime Coldiretti, e costituisce circa i due terzi del fatturato totale del settore.

L’Unione Europea ha messo a disposizione diversi strumenti per la segnalazione di frodi alimentari ma ancora poco è stato fatto a livello pratico, poiché non è stata presentata alcuna denuncia ufficiale da parte del nostro Governo nei confronti dei più di 600 casi di contraffazione e imitazione riscontrati in Europa [scopri di più sull’argomento qui]. Inoltre, le pratiche di contenimento dell’agropirateria e dell’Italian Sounding sono al momento attive esclusivamente a livello comunitario, mentre è assente una normativa per contrastare la situazione a livello extra-europeo.

Il Presidente di Coldiretti Ettore Prandini si è detto molto preoccupato per le ripercussioni che queste frodi hanno sull’andamento economico del settore food & beverage e per le conseguenze della nuova stagione di accordi bilaterali siglati dall’Unione Europea – tra i quali quelli con Canada e Giappone – che “sta di fatto legittimando il falso made in Italy”. Se da un lato, infatti, tali patti aprono ad un libero scambio commerciale tra le nazioni in oggetto eliminando i dazi, dall’altro non presentano in modo chiaro ed esaustivo quali siano le precauzioni ufficiali messe in campo per arginare i fenomeni fraudolenti perpetrati a danno dei nostri prodotti, facilitandone in tal modo il proliferare.

In occasione dell’Esposizione Universale del 2015, l’Italia si era posta come obiettivo quinquennale il raggiungimento dei 50 miliardi di euro di guadagno per l’esportazione agroalimentare, target che però verrà soltanto sfiorato (secondo i calcoli si raggiungeranno i 46 miliardi di euro), a causa soprattutto delle frodi alimentari, il cui fatturato è dato in crescita esponenziale nei prossimi anni. Luigi Scordamaglia, Presidente di Filiera Italia, ha dichiarato che “l’attribuzione ingannevole di italianità a prodotti che di italiano non hanno nulla costituisce uno scippo preoccupante al fatturato del comparto, che si avvia a diventare ciclopico” e, comunicando i dati elaborati sulla base delle tendenze attuali, ha sottolineato: “Se non si inverte la tendenza, che peraltro è solo una punta dell’iceberg, gli ordini di grandezza attuali lasciano ipotizzare una accelerazione progressiva: fra un decennio, un Italian Sounding a quota 120 miliardi, a fronte di un fatturato di 160 miliardi o poco più, con un’incidenza del 75%”.

I dati preoccupanti che riguardano il fenomeno non risparmiano neppure la ristorazione, altro settore pesantemente afflitto dall’Italian Sounding: su circa 75 mila ristoranti nel mondo che si dichiarano italiani, infatti, solamente una minima parte propone menù autentici e ricette tradizionali preparate con prodotti made in Italy. Per arginare questa situazione e favorire la diffusione di una conoscenza più consapevole della tradizione culinaria italiana, ASACERT ha sviluppato “ITA0039 | 100% Italian Taste Certification”, l’unico protocollo che permette di certificare in modo oggettivo l’autenticità dei ristoranti italiani all’estero, analizzandone aspetti di cruciale importanza, quali materie prime, menù, carta dei vini e personale.