Dal 2016 i profili social sono cresciuti del 60%. Raggiunti in un anno 64 milioni di utenti. Nelle conversazioni, soprattutto estere, l’alimentare è il baricentro della crescita locale

«I prodotti Dop e Igp hanno assunto un ruolo nuovo all’interno dei territori italiani diventando il baricentro di una crescita che non è solo economica. Di questa novità si ha la percezione in modo particolare attraverso le analisi dei Big Data». Mauro Rosati, il direttore generale della Fondazione Qualivita sintetizza così i risultati della prima ricerca sperimentale che associa i dati economici e sociali del comparto con le conversazioni digitali sul web e offre il primo report delle informazioni digitali sul food made in Italy. Dall’analisi della «nuvola» emergono significative ricadute sulla crescita culturale, turistica e sociale del Paese.

Il punto di partenza di questo lavoro è il censimento dell’utilizzo dei canali web e social da parte dei consorzi. Ad oggi infatti sugli 822 prodotti Food e Wine IG sono 501 quelli con un sito ufficiale (nel 2016 erano 412, per una crescita del +22%), mentre 420 hanno almeno un profilo social (contro i 268 del 2016, per un +60%). Tra i social appare evidente la crescita di Instagram. Rosati sottolinea la «crescita registrata in questi due anni» e il fatto che «ci siano consorzi che rappresentano tante denominazioni». Dal suo punto di vista quel che conta è «il lavoro in rete che stanno facendo consorzi e singoli produttori che permettono di fare una promozione di sistema del cibo made in Italy».

Le parole chiave
L’analisi si è poi concentrata sulle prime 100 Ig dei settori Food e Wine che hanno fatto registrate 2,4 milioni di menzioni nell’ultimo anno generate da oltre 1 milione di autori. «In questo modo sono stati raggiunti quasi 64 milioni di utenti web. Dop e Igp, dunque, diventano ambasciatori del gusto italiano nel mondo», prosegue Rosati. Oltre all’Italia, infatti, i Paesi dove è stato tracciato il maggior numero di conversazioni sono Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Brasile e Canada. I prodotti Dop più menzionati sono stati Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma, Grana Padano, Prosecco, Chianti e Barolo.

Cultura, turismo e sociale
Ancora Rosati: «Analizzando la nuvola delle parole chiave legate ai prodotti agroalimentari e vitivinicoli del mondo Dop e Igp italiani ci accorgiamo dei nuovi collegamenti delle Ig e la prima dimensione è quella culturale». Dal suo punto di vista «non si parla solo più di tradizione» ma anche di «arti, architettura, storia e ambiente ma anche al saper fare e alla conoscenza generale di una comunità».

Poi c’è il turismo. «È proprio in questo ambito che le Ig si sono confermate come fondamentali punti di sintesi nei vari distretti sia in termini di promozione, sia in termini di esperienze di viaggio», spiega Rosati. E aggiunge: «Una vasta eco hanno ottenuto gli oltre 200 eventi incentrati sui prodotti, i 150 Itinerari e Strade attive e le 600 risorse culturali intimamente legate al patrimonio alimentare».

Senza dimenticare la dimensione sociale. «Si tratta – spiega il direttore della Fondazione – di un ambito sfaccettato, richiamato a gran forza sia dai consumatori dei mercati evoluti, sia dalle comunità locali» pronti a valorizzare, e premiare con gli acquisti, i progetti di sostenibilità ambientale e sociale. Non è un caso, allora, che le aziende Ig siano in prima linea «con azioni che spaziano dalle ricerche scientifiche per migliorare l’impatto dei metodi di produzione agli studi per l’educazione alimentare e la salute dell’uomo, passando per il sostegno alle più significative attività ricreative delle comunità territoriali».

Fonte: La Stampa