Che sia di lusso, stellato o sotto casa, il ristorante è l’esperienza di convivialità per eccellenza. Riuniti intorno al tavolo di un ristorante abbiamo vissuto (o assistito) a momenti talmente memorabili da meritare di essere celebrati di fronte a un piatto che, da soli, non avremmo mai saputo cucinare, bevendo un bicchiere di vino che difficilmente avremmo trovato al supermercato. Questo è il ristorante: il luogo che ci accoglie quando desideriamo qualcosa di più. Ma – ammettiamolo – anche quello dove corriamo quando non abbiamo voglia di spadellare ai fornelli.
Se c’è una lezione che l’emergenza COVID-19 ci ha voluto impartire, è che non tutti i ristoranti hanno avuto le stesse opportunità. Se da un lato c’è stato chi ha potuto continuare a lavorare grazie al delivery, c’è chi, dall’altro, ha dovuto chiudere senza alcuna altra possibilità, perché i propri piatti non erano semplicemente cibo da consegnare al cliente, ma un racconto all’interno di un’atmosfera unica.
Gli italiani vogliono riprendere il loro posto a tavola. I dati di giugno 2021 ci dicono che rispetto al trend del 2020 il risultato è decisamente positivo, con Liguria (48%), Umbria (47%) e Toscana (45%) che conquistano il podio delle città dove sono avvenute le maggiori aperture. Al contrario, Sicilia (30%), Sardegna (30%) e Calabria (27%) si ritrovano agli ultimi posti (dati RepUP).
La riapertura, però, da nord a sud, è per tutti una nuova sfida, è il ritorno che sa di normalità, fatta di camerieri che gironzolano tra i tavoli, di menù da sfogliare (o meglio da visionare in digitale), di candele accese non appena prendiamo posto. Con le riaperture, il concetto di accoglienza non è più il semplice gesto di riconoscere il cliente abituale o di saper far sentire a proprio agio quello nuovo. Rappresenta una trasparente assunzione di responsabilità nella scelta di ciò che decidiamo di proporre al cliente, sempre più giustamente esigente in tema di salubrità garantita degli alimenti, mostrando una preferenza verso prodotti che provengano da un territorio vicino (km 0 o quasi), che siano stati raccolti da mani che hanno una storia da raccontare. Tutti elementi che fanno parte di quell’economia sostenibile e rispettosa dei cicli della natura, della quale abbiamo tanto parlato. I ristoratori italiani e tutti coloro che scelgono Made in Italy, sono avvantaggiati rispetto ai competitors di altre nazioni. Le bevande e i cibi stranieri sono sei volte più pericolosi di quelli del Belpaese. Questi ultimi, infatti, presentano solo lo 0,9% di residui chimici irregolari, rispetto alla media Ue dell’1,3%. Le vendite di pesticidi ne nostro paese sono crollate del 32%, dati che emergono dall’ultimo rapporto Efsa e che sottolineano l’importanza fondamentale per l’Italia, detentrice del primato di agricoltura più green d’Europa, di anticipare al 2021 il rapporto sui livelli di pesticidi nei prodotti importati previsto dall’accordo sulla riforma della Politica agricola comune (Pac), affinché anche i prodotti stranieri rispettino un percorso di qualità e sostenibilità economica, ambientale e sociale.
Per ITA0039 la trasparenza delle informazioni, così come il rispetto della natura all’interno di un’economia sostenibile, sono passaggi necessari da seguire se si vuole cavalcare l’onda green che sta inglobando tutta la filiera agroalimentare. Un traguardo possibile grazie anche alla certificazione di ITA0039 | 100% Italian Taste e al suo Network che giornalmente si impegna per promuovere e difendere la vera italianità a tavola, che solo il nostro cibo e i nostri ristoranti sanno regalare a chi decide di sceglierli.