Risposta di Phil Hogan a nome della Commissione europea (17/1/2019).

Ai sensi dell’articolo 119, paragrafo 1, lettera d), del regolamento (UE) n. 1308/20131 , l’etichettatura e la presentazione dei vini devono contenere l’indicazione della provenienza. Non è prevista alcuna deroga a questa norma. Le modalità di applicazione per l’indicazione della provenienza sono stabilite all’articolo 55 del regolamento (CE) n. 607/20092 . Questo regolamento è in corso di modifica per essere adeguato al Trattato di Lisbona. Durante il processo di adeguamento la Commissione ha lavorato in stretta collaborazione con gli Stati membri e il Parlamento europeo e non ha introdotto alcuna modifica alle attuali disposizioni di etichettatura. Pertanto, l’obbligo di indicare sull’etichetta la provenienza di tutti i vini (inclusi i “vini varietali”) e le modalità di applicazione di questa norma in materia di etichettatura restano invariati. 

Di seguito l’interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione dell’on. Mara Bizzotto (ENF). 

Oggetto:  Tutela della produzione italiana di vini da tavola: richiesta di chiarimenti alla Commissione UE sulla cancellazione dell’origine delle uve

Il 2 novembre 2018, la Coldiretti ha reso noto che tra i possibili rischi della revisione in atto del regolamento (CE) n. 607/2009 potrebbe esserci la cancellazione dell’indicazione dell’origine delle uve di vitigni internazionali (Cabernet, Chardonnay, Merlot, Sauvignon, Shiraz), che in Italia sono utilizzate per produrre i vini comuni da tavola, cosiddetti «vini varietali». La Commissione propone che per questi vini venga indicato in etichetta soltanto il paese di trasformazione e non più anche il paese dove sono state coltivate le uve. I viticoltori italiani e le associazioni di categoria, come Coldiretti, sono preoccupati perché l’eventuale approvazione della proposta della Commissione comporterebbe un grave danno al settore produttivo «Made in Italy» dei vini da tavola, che rappresenta circa il 30 % della produzione totale vitivinicola italiana e che nel 2018 ha raggiunto il record delle esportazioni, con un aumento del 4 % nei primi sette mesi. Gli operatori italiani temono che con l’abolizione dell’indicazione dell’origine delle uve sarà possibile vendere come italiani vini che riportano in etichetta simboli e marchi tricolori, ma che in realtà sono stati prodotti con vini o mosti di altri paesi che non hanno alcun legame con i vigneti italiani. Può la Commissione precisare:

  1. se intende rivedere la propria proposta a fronte delle criticità evidenziate dai viticoltori italiani?
  2. come intende rafforzare la tutela della produzione italiana di vini da tavola?

 

Fonte: EFA News

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