Dagli Stati Generali all’indigenza generale il passo è breve. Questo sembra essere il messaggio diramato da Villa Pamphilj da parte delle organizzazioni che si occupano di Made In Italy in ambito agroalimentare.
È la cronaca di una difficoltà annunciata quella che riguarda le stime sulle perdite del settore agricolo italiano: 12,3 miliardi di euro. Meno esportazioni, ristorazione K.O., aumento dei prezzi al dettaglio inversamente proporzionali a quelli applicati ai produttori. Molti di questi costi sono ingiustificati, ma molto è perso in termini di competitività a causa di ritardi strutturali che rendono a dir poco disagevoli i collegamenti tra Sud e Nord del Paese e con il resto del mondo, che penalizzano i volumi di export a causa dei costi maggiorati che ne ledono la competitività. Ottiche distorsive che hanno impattato negativamente sul 57% delle 730mila realtà agricole de nostro paese. In gioco c’è la filiera allargata “Farm to Fork” con un valore complessivo pari a oltre 538 miliardi con più di 3,6 milioni di occupati in Italia.
Molto è cambiato nelle scelte alimentari degli italiani. Il local diventa il canale di scelta preferenziale, come emerso dall’osservatorio Lockdown Nomisma Crif che ha monitorato i comportamenti di acquisto dei consumatori italiani riscontrando un aumento degli acquisti di prodotti di origine Italia e di quelli a Km zero da parte del 22% degli italiani, quota che sale al 28% per chi ha iniziato ad acquistare i prodotti da filiere corte. Anche a causa delle vicende degli ultimi mesi si è registrato un profondo cambiamento nelle abitudini di acquisto. Le esigenze di sempre sono state rimodulate nella piramide delle priorità: l’attenzione a ridurre lo spreco, la salubrità, la multicanalità per l’approvvigionamento, ma soprattutto il bisogno di sicurezza alimentare. Un elemento, quest’ultimo, fortemente legato all’origine, alla tracciabilità e alle certificazioni.
A proposito di quest’ultimo ambito Fabrizio Capaccioli, Managing Director di ASACERT, l’ente di certificazione ideatore di ITA0039: “Si consolida l’azione strategica del protocollo di certificazione ITA0039. Un percorso che si fa largo a grandi passi nel processo di tutela e valorizzazione del vero prodotto italiano a garanzia di salubrità e trasparenza, perfettamente in linea con le recenti indicazioni emerse nel corso degli Stati Generali, un processo che si sostanzia di un network virtuoso, dedicato alla valorizzazione e alla diffusione del prodotto enogastronomico e agroalimentare italiano nel mondo.”
Guardando l’altro lato della medaglia, le fragilità di un sistema che tanto ha comunque perso, sono sotto gli occhi di tutti. Si è chiesto al Presidente del Consiglio di strutturare un piano nazionale di interventi per difendere il primato italiano nell’agroalimentare per una vera emancipazione da beni esteri per l’approvvigionamento, anche e soprattutto in una contingenza fatta di dazi, veti, lotte sleali e tensioni internazionali sugli scambi commerciali. È necessario un nuovo protagonismo dell’Italia in Europa.
La stessa Europa che vede l’agricoltura italiana negli ultimi posti tra i Paesi europei in materia di sostegni, dove svettano al primo posto Francia, Germania e Spagna. Questo scenario potrebbe progredire nel suo declino, dal momento che l’Unione Europea prevede di decurtare di circa 34 miliardi il budget agricolo destinato alla Politica Agricola comunitaria (PAC).
Per restare in Europa è stata chiesta al Presidente del Consiglio un’auspicata ripresa a propulsore verde, secondo quanto stabilito nell’ambito del Green Deal europeo, per il quale sarà necessario introdurre tutte le procedure per completare in Italia il percorso dell’etichettatura d’origine, in favore della trasparenza delle informazioni a garanzia dei consumatori e della salubrità degli alimenti.
Agli Stati Generali erano presenti le maggiori organizzazioni del settore agricolo, tra cui Coldiretti, che ha proposto l’acquisto di 1 miliardo di euro di cibo 100% Made in Italy da destinare alle famiglie bisognose e alle mense pubbliche per fronteggiare la più grande crisi degli ultimi 150 anni.
Ma tutti sanno che è sul piano dell’export che si gioca la partita decisiva. Serve promuovere un piano straordinario di internazionalizzazione con la creazione di nuovi canali e una massiccia campagna di comunicazione per le produzioni 100% Made in Italy. A questo riguardo L’ICE sta sviluppando un percorso per facilitare l’internazionalizzazione delle imprese a brand italiano in mercati strategici come l’estremo oriente.
Internazionalizzazione, Farm to Fork, infrastrutture, trasparenza, aiuti veri e tangibili, il Made in Italy al centro delle agende europee. Vedremo se questi Stati Generali si riveleranno un tavolo davvero operativo, i cui interlocutori saranno stati utili nei loro singoli apporti di categoria a creare una base su cui strutturare riforme sostanziali del Sistema Italia, o se si riveleranno una inutile reminiscenza (d’oltralpe) di epoche lontane e superate.