Una fase complessa, quella che stiamo vivendo. Smarrimento e incertezza nel futuro, alle soglie della Fase 2 dell’emergenza in Italia, sono poche le certezze. Una di questa è la consapevolezza del ruolo cruciale, anche dal punto di vista della tutela e della salvaguardia della salute, del buono e sano cibo italiano. A supporto della valorizzazione e del riconoscimento della strategicità di questo comparto, giunge inatteso, quanto auspicato, il provvedimento governativo che include l’agroalimentare nella lista delle filiere beneficiarie del Golden Power italiano.

Si tratta di uno scudo normativo, pensato dall’esecutivo per tutelare le attività di alcuni comparti definiti strategici, tra cui ad esempio la sicurezza nazionale o la difesa. Affonda le sue radici nel decreto legge 15 marzo 2012 n. 21, con il quale si ridefiniva l’ambito dedicato ai poteri speciali del governo, esercitabili per salvaguardare gli assetti proprietari delle società operanti in settori strategici, tra cui, da oggi, anche il settore alimentare.

Le regole del Golden Power sono state estese con il Decreto Liquidità, entrato in vigore il 9 aprile 2020 e pensato per fornire sostegno alle imprese travolte dal coronavirus. In questo potenziamento protezionistico, così lontano dalla nostra cultura e invece già ben radicato nei sistemi socio-politici di altri Stati europei (basti pensare alla Francia), il Governo potrà opporsi all’acquisto di partecipazioni o comunque avrà facoltà di dettare delle specifiche condizioni in merito, oltre a poter manifestare il proprio veto sull’adozione di specifiche delibere aziendali.

La Commissione Europea specifica che l’esercizio di tali prerogative deve sempre avvenire in maniera imparziale, obiettiva e tramite criteri resi pubblici ed essere giustificato da motivazioni di interesse generale.

La ratio del provvedimento può essere ravvisata nella necessità di evitare scalate di società estere nei confronti di quelle italiane, che giovandosi della oggettiva difficoltà in cui versano (chissà per quanto ancora, soprattutto per il taglio del mercato estero), potrebbero acquistarle ingiustificatamente a prezzi da black friday. Il decreto è stato accolto con grande e unanime soddisfazione dopo la delusione di aver visto volare oltre confine alcune tra le realtà più significative del nostro patrimonio. Vale la pena di ricordarne alcuni tra i più significativi: olio Bertolli, Carapelli, Sasso, pasta Buitoni,  latte e formaggi Parmalat, Galbani, Invernizzi, Locatelli e le Fattorie Scaldasole, i salumi Fiorucci, la birra Peroni, i gelati Grom, Antica gelateria del Corso e Algida, i cioccolatini Perugina e Pernigotti, lo spumante Gancia, l’Orzo Bimbo, i cracker Saiwa, le bibite San Pellegrino, i liquori Stock, le caramelle la Sperlari ma anche Acetum SPA, principale produttore italiano dell’Aceto Balsamico di Modena Igp e la Nuova Castelli che è il principale esportatore di Parmigiano Reggiano Dop (dati Coldiretti).

È di tutta evidenza che questa inversione di tendenza rappresenta finalmente un elemento concreto nella salvaguardia e nella protezione delle attività considerate di rilevanza strategica, che include da oggi anche il settore alimentare.

Da non dimenticare le doti del sistema agroalimentare italiano e della grande distribuzione: responsabilità, senso del dovere e grande capacità di resistenza e continuità operativa, conservando inalterate qualità e sicurezza. Un clima di grande solidarietà nei confronti dell’intera comunità nazionale, quello che si respira all’interno del comparto, che da sempre rappresenta il fiore all’occhiello della nostra economia.

Parliamo di un milione di realtà divise tra 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari e 230mila punti vendita, tra ipermercati (911) supermercati (21.101), discount alimentari (1.716), minimercati (70.081 e altri negozi (138.000). Un valore dai campi agli scaffali pari a 538 miliardi di euro, il 25% del Pil.*

Provvedimenti, quelli citati, che si affiancano alla incessante difesa del Made in Italy, messa in campo da ITA0039 che con il suo protocollo di certificazione in accordo con Coldiretti, con il supporto del Ministero delle Politiche Agricole, ANRA e con la scuola internazionale di cucina IFSE, tutela i veri ristoranti italiani all’estero, garantendo al contempo, l’intera filiera di approvvigionamento del prodotto realmente italiano.

*fonte: Coldiretti