Il colore dell’olio d’oliva appena versato nell’insalata era di un verde molto chiaro, quasi cristallino. Mancava di quell’opacità tipica dell’olio di casa nostra, quello buono. Il sapore era piuttosto rancido e bastò un boccone per mandare la cena di traverso. Quella volta, in un ristorante italiano di Manchester, la serata fu rovinata ma Fabrizio Capaccioli, AD di Asacert, certificatore di professione, molto spesso in viaggio per lavoro, ebbe un’idea: proporre ai ristoratori italiani all’estero un protocollo per tracciare la provenienza Made in Italy dei cibi offerti.
“Troppo spesso, nel mondo, ci si imbatte in locali che si definiscono italiani, ma che propongono una cucina preparata con prodotti che sono una copia riuscita male di quelli originali, a volte addirittura dannose per la salute dei consumatori. Troppe false mozzarelle, olii d’oliva taroccati, salumi e formaggi di dubbia provenienza e vini in polvere”, afferma Capaccioli.
Per non parlare dell’enorme danno economico che le contraffazioni alimentari producono all’economia nazionale. Si parla di 100 miliardi l’anno che pesano sul comparto agroalimentare italiano.
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Fonte: Il Giornale OFF