È Il Tempo stavolta a parlare di veri prodotti enogastronomici italiani. Il quotidiano romano si interessa al fenomeno dell’Italian Sounding: ciò che suona italiano, ma che in realtà non lo è. L’intervista firmata da Massimiliano Lenzi all’Amministratore Delegato di ASACERT, Fabrizio Capaccioli, è il punto di partenza utile per approfondire, con dovizia di particolari, il corposo fenomeno dei fake nella ristorazione italiana all’estero.
ITA0039 |100% Italian Taste Certification, è il Protocollo ideato e sviluppato da ASACERT. Uno strumento che è partito da una visione, racconta Capaccioli al giornalista, che oggi rappresenta una realtà mondiale unica nel suo genere. Come ente di certificazione accreditato, piovono davvero da ogni dove richieste di strumenti efficaci di tutela e protezione contro la concorrenza sleale. Gli operatori che svolgono le loro attività all’estero, sono fortemente preoccupati per le crescenti difficoltà che incontrano: si sentono abbandonati nella loro battaglia quotidiana in favore dei prodotti realmente italiani. Vogliono distinguersi per far sapere al cliente finale dove trovare la vera cultura italiana a tavola. Così, si è cominciato a studiare ed elaborare. Il cammino è ancora lungo, ma ASACERT e i suoi partners sono motivati dalla consapevolezza che la battaglia contro l’Italian Sounding è tutta in salita, ma allo stesso tempo, merita di essere portata avanti con forza e determinazione.
ASACERT ha ideato e strutturato il Protocollo. Coldiretti e Filiera Agricola Italiana ne sono diventati partner naturali, si è aggiunto poi, il significativo sostegno istituzionale del Ministero dell’Agricoltura e di ANRA.
Alla domanda di Lenzi su quanto costi all’Italia la contraffazione dei nostri prodotti, l’ AD conferma che Il fenomeno dell’Italian Sounding è preoccupante, se si considerano le cifre di cui consta: 54 miliardi di euro è il fatturato annuo della fiorente impresa fake italian. Un business che rappresenta più del doppio del valore delle esportazioni italiane del comparto agroalimentare, che si attesta a 23 miliardi di euro l’anno. È facile immaginare il danno arrecato, alla luce del dato relativo al 2019 sull’export agroalimentare Made in Italy. Parliamo di un tendenziale + 3,75%. È di tutta evidenza che se ci fosse una maggiore e più efficace tutela, il margine di crescita sarebbe senz’altro maggiore.
La certificazione è stata accolta con grande entusiasmo, fa sapere Capaccioli, sia dagli operatori export italiani, che dai ristoratori all’estero, si parla di 90.000 imprese ufficialmente registrate. Nell’ultimo anno ASACERT ha avuto modo di usufruire di occasioni privilegiate per incontrare operatori e consolidare gli intenti in favore del vero cibo italiano all’estero: i Villaggi Coldiretti in giro per la penisola. Gli operatori del mangiar bene all’italiana, sono desiderosi di tutela e di essere ascoltati come portatori di un vissuto sempre più difficile per il prodotto autenticamente italiano nel mondo. ASACERT ha deciso di affiancare e facilitare produttori anche piccoli e piccolissimi e ristoratori nella loro ricerca di materie prime e di connessioni utili all’esportazione di cibo genuinamente italiano.
Quando il giornalista chiede cosa occorra per essere un vero ristorante italiano, il fondatore di ASACERT specifica che tutti i ristoratori all’estero possono richiedere di essere certificati, il percorso comincia, infatti, con la richiesta spontanea da parte del ristoratore. L’ispezione tiene conto di menu, carta dei vini, personale, spazio destinato alla promozione di prodotti italiani, non da ultimi i criteri di ecosostenibilità degli imballaggi ad esempio. Alla conclusione dell’iter, viene elaborato il calcolo del punteggio raggiunto, con l’attribuzione dello spettante rating di certificazione. La certificazione non viene rilasciata nel caso, ad esempio, si rilevi in corso di ispezione, la presenza di prodotti Italian Sounding (cita: “il Borgonzola o il Fontiago”). Solo dopo aver superato l’iter il Ristoratore può, quindi, esibire il certificato ed utilizzare il marchio ITA0039 | 100% Italian Taste Certification.
Si consegue così uno status che consente, di aderire ad una sorta di network, un loyalty club della vera italianità, per così dire, che mette a disposizione degli associati di usufruire di una serie di benefit come ad esempio l’inclusione nella piattaforma web che ASACERT sta sviluppando, visibilità immediata, scontistiche sull’acquisto di beni di filiera garantiti e tanti altri vantaggi.
Lenzi chiede quale dovrebbe essere l’azione del governo per tutelare il Made in Italy. Capaccioli rileva l’interesse delle istituzioni nei confronti di azione volte a tutelare in maniera strutturata e con piglio tecnico i beni enogastronomici italiani all’estero. Il Mipaaf e la Ministra Bellanova hanno davvero consapevolezza del fatto che l’erosione dell’immagine del patrimonio agroalimentare italiano, sottrae ricchezza, occupazione e chance di crescita. Anche il Ministro degli Esteri ha manifestato attenzione crescente all’argomento. In definitiva, non si può più far finta di non vedere. Maggiore coordinamento tra enti ed istituzioni pubbliche e private, potrà soltanto giovare alla causa del mangiar bene e dell’export italiano.