La qualità paga. Per i prodotti agroalimentari Dop e Igp (compresi i vini) nel 2017 è aumentato il valore della produzione, sono cresciute – nonostante l’offensiva dei prodotti similari sui mercati internazionali – le esportazioni e si sono rafforzati i consumi interni (almeno per quanto riguarda la grande distribuzione organizzata). È quanto è emerso dal XVI Rapporto Ismea- Qualivita sui prodotti alimentari e sui vini Dop e Igp presentato oggi a Roma.

Spacchettando i due grandi aggregati il segmento food conta un valore alla produzione di 6,96 miliardi (+3,3%) che diventano 14,7 (+6,7%) al consumo e un export che nel 2017 ha raggiunto i 3,5 miliardi di euro (+3,5%). Ancora più rilevanti i numeri messi in campo dal settore del vino che conta un valore alla produzione di 8,27 miliardi (+2%), un export di 5,26 (+5,8% mentre l’export complessivo compresi i vini non a denominazione sfiora i 6 miliardi) e nel 2017 ha visto una produzione di 2,95 miliardi di bottiglie.

La qualità agroalimentare italiana è quindi un sistema complesso che conta 197.347 operatori e 275 consorzi di tutela e può contare su un sistema di organismi pubblici di controllo che nel 2017 ha effettuato oltre 10mila verifiche.

“I dati che emergono dal rapporto – ha detto il direttore generale di Ismea, Raffaele Borriello – dimostrano come il sistema delle indicazioni geografiche rappresenti una solida realtà dell’economia agroalimentare italiana e quanto esso contribuisca al consolidamento della reputazione del made in Italy nel mondo”.

Tra le curiosità che emergono dal Rapporto Ismea-Qualivita va ricordato che i due grandi formaggi grana made in Italy dividono i primati del valore alla produzione e di quello al consumo. Nel primo caso prevale il Parmigiano reggiano Dop (1,34 miliardi e una crescita dei prezzi all’origine del 13,7%) mentre quello con il maggior valore al consumo è il Grana Padano (con un valore di 2,91 miliardi e un balzo nel 2017 del 33,7%). Il prodotto Dop più export oriented si è confermato l’Aceto Balsamico di Modena Igp (con una propensione all’export del 92% e una crescita delle esportazioni del 2%).

Tra i vini invece quello col maggiore fatturato all’origine è il Prosecco Dop (con 631 milioni di euro) mentre quello con il maggior valore dello sfuso è – manco a dirlo – il Brunello di Montalcino con prezzi all’origine cresciuti nel 2017 del 18%.

Ma la vera novità del Rapporto 2018 è la sezione dedicata a Dop e Igp su web e social, in sostanza una fotografia delle conversazioni e del sentiment on line realizzata sui 50 prodotti food e 50 wine Dop e Igp che contano il maggior numero di follower. “Nel mondo delle Dop e Igp in questi anni sono cambiate molte cose – ha aggiunto il direttore della Fondazione Qualivita, Mauro Rosati -. Nel 2010 molti consorzi non erano neanche interessati ad approfondire le tematiche web. Oggi il 61% delle Ig ha un sito web ufficiale e il 52% ha un profilo social. Ma soprattutto dal monitoraggio che abbiamo effettuato su 64 milioni di engagement, tenendo conto di 2,4 milioni di menzioni e dei post effettuati da 1,1 milioni di autori emerge come il sistema Dop e Igp sia un vero e proprio ambasciatore della cultura italiana nel mondo. Un’armata che racconta il paese, non solo se stessi ma anche i propri territori di origine diventando così un fenomenale strumento attrattivo per il turismo. Un ruolo peculiare che solo i marchi territoriali riescono a svolgere e che non ha eguali invece tra i brand aziendali tout court”.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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