Venerdì 1° ottobre al Dubai Trade Center si è tenuta la spettacolare cerimonia di inaugurazione dell’Expo 2020. La capitale degli Emirati Arabi ha aperto le porte a 192 Paesi, riuniti sotto un tetto – o meglio – un tema comune: Connecting Minds, Creating the Future.

Connettere le menti, creare il futuro è il tema della sostenibilità. Expo 2020 vuole essere il punto di partenza di un percorso che vedrà i prossimi dieci anni come un periodo fondamentale per trovare soluzioni a questioni fondamentali; lasciare un segno di trasformazione sociale, economica ambientale; puntare al progresso e alla prosperità senza intaccare il futuro delle prossime generazioni.

Creare collegamenti più intelligenti e produttivi. L’Italia in questo si è già distinta, conquistando i visitatori con un padiglione futuristico, ma connesso e ispirato al suo passato. Con una forma circolare, che richiama il tema del riutilizzo e del riciclo virtuoso, il Padiglione è collocato tra le aree tematiche “Opportunità” e “Sostenibilità”. È la “memoria”, uno dei valori su cui si fonda l’esperienza italiana a Dubai. A collegare passato e futuro ci ha pensato Davide Rampello, direttore artistico per l’Italia, dichiarando che «Senza memoria l’uomo non ha parola».

Padiglione Italia, tra arte, letteratura, musica, trae ispirazione anche dalla memoria del cibo che, letteralmente, sostiene la struttura. Quelle che la FAO ha definito il cibo del futuro, le alghe coltivate in lame d’acqua, ricoprono tutto il perimetro dell’edificio consentendo di portare all’interno correnti d’aria naturali, senza l’utilizzo di aria condizionata (presente solo al primo piano). Ma non finisce qui. Dalle bucce d’arancia 100% italiane, essiccate e ridotte in polvere, è stata ricavato un materiale da costruzione utilizzato per rivestire alcuni spazi lungo i percorsi sospesi e i camminamenti dell’edificio. Lo stesso vale per il caffè, usato sempre come materiale costruttivo nelle passerelle interne del padiglione e lungo i percorsi sospesi, creando un accostamento cromatico caldo e avvolgente, con l’arancio delle bucce.

«Negli anni Sessanta pensavamo che nel futuro avremmo mangiato solo cibo liofilizzato. Nessuna previsione poteva essere più sbagliata. Il cibo è ancora fondamentale per lo stesso motivo per cui oggi siamo a Dubai, perché connette le persone», spiega Carlo Ratti, co-progettista di Padiglione Italia.

Nello Spazio Innovazione è stato creato, inoltre, un orto-giardino che viene costantemente monitorato – a distanza – dagli studenti dell’Università degli studi di Parma. Da questo spazio verde verranno coltivati ortaggi, frutta e verdura per l’intera durata dell’esposizione. Lo scopo è quello di studiare la possibilità di coltivare su terreni alternativi a quelli terrestri.

Del resto, i cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo ci mettono di fronte a un impegno che non è più possibile posticipare: fare pace con la natura e ritrovare l’armonia con l’ambiente. ITA0039 lavora affinché il cibo del domani sia prodotto tenendo conto della terra che ci ospita, della sua fragilità. Pertanto, seguendo criteri sempre più sostenibili, le materie prime svolgeranno un ruolo essenziale, garantendo un ridotto consumo di energie e una maggiore salubrità dei prodotti. Caratteristiche che il cibo italiano già possiede e che ITA0039 vuole valorizzare e supportare.

Il futuro non è solo Made in Italy, ma anche – e soprattutto – Made with Italy.