Mentre L’Italia ce la mette tutta per non spegnere i motori ed essere tutti pronti alla ripartenza, L’IFS – International Food Standard, blocca di fatto l’emissione dei certificati in favore dei prodotti italiani.

Facciamo un passo indietro. La certificazione IFS rappresenta uno dei requisiti necessari per operare nel settore della GDO in paesi come Francia e la Germania e ha lo scopo di favorire l’efficace selezione dei fornitori food, sulla base della loro capacità di fornire prodotti sicuri, conformi alle specifiche contrattuali e ai requisiti di legge. Se l’audit per il mantenimento della certificazione non può essere eseguito in tempo, il certificato non può essere rinnovato.

Bloccati anche i controlli da remoto, non ammessi perché ritenuti validi solo per l’ispezione dei documenti e non per una verifica affidabile del sito di produzione. I certificati IFS esistenti rimangono quindi validi fino alla loro scadenza, dopodiché perderanno la loro validità.

In altre parole, a causa delle restrizioni per il contenimento del Covid-19 applicate al nostro territorio, gli auditor potrebbero circolare con meno facilità e non sarà possibile garantire l’effettuazione di tutti i controlli sul campo, sebbene questi potrebbero essere sostituiti, senza perdere di efficacia, da valutazioni non in loco.

In tempi di difficoltà straordinaria non è stata presa in considerazione neanche la possibilità di una, seppur limitata, proroga di validità dei certificati. Nessuno spiraglio o margine per negoziare soluzioni alternative alle verifiche de visu.

Conseguenza di questa presa di posizione è che i prodotti di sempre, momentaneamente non sottoposti a verifica diretta, non avranno il conseguente rating e il bollino che accompagna gli articoli certificati. I prodotti italiani potrebbero immediatamente perdere di valore, oltre che trovare sbarrate le porte dell’export. Nel frattempo, passano le settimane, la primavera avanza e il clima mite in arrivo fa sì che i raccolti del Nord Europa si affaccino sui mercati.

Vale la pena ricordare che i prodotti italiani sono i più sicuri d’Europa e rappresentano la principale ricchezza del Paese che, con la filiera allargata dai campi agli scaffali, fino alla ristorazione, vale 538 miliardi di euro, pari al 25% del PIL e offre lavoro a 3,8 milioni di persone. (Dati Coldiretti)

Adesso che il corona virus non è più solo una faccenda cinese e italiana, sarà interessante capire come l’IFS deciderà di comportarsi anche con i prodotti degli altri Stati colpiti dall’epidemia.