Dall’olio extravergine d’oliva al Parmigiano Reggiano, dal Prosciutto di Parma al Gorgonzola fino al salame di Varzi: questi sono solo alcuni dei prodotti Made in Italy bocciati dall’etichetta a colori che sta avanzando in Europa, meglio nota come Nutri-score.

Prima di parlare dell’annosa diatriba in corso fra Nutri-score e NutrInform, si rende necessaria una premessa: nell’ambito della “Farm to Fork Strategy”, un programma ideato per condurre verso un sistema alimentare più sano e sostenibile, la Commissione Europea ha proposto di inserire un sistema di etichettatura nutrizionale obbligatorio, standardizzato a livello comunitario, che dovrebbe essere adottato entro la fine del 2022.

La prima a proporre una soluzione è stata la Francia, a novembre, con l’etichetta Nutri-score. Ispirandosi a un semaforo, l’etichetta assegna un colore, dal verde al rosso, agli alimenti sulla base del livello di zuccheri, grassi e sale per ogni 100 gr. di prodotto. Un vero e proprio “lascia passare”.

Adottata subito dal Belgio e a seguire, dalla Germania, l’etichetta deve, però, vedersela con la proposta italiana: la NutrInform.

Sostenendo, infatti, che l’etichetta “a semaforo” penalizzi la dieta mediterranea e, in generale, i prodotti Made in Italy, l’alternativa proposta dall’Italia è la NutrInform Battery che valuta non i singoli prodotti alimentari, quanto il loro impatto sulla dieta. Pensata come una batteria, vengono indicati i valori relativi a una porzione, mostrando le percentuali di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale apportati a ogni pasto. Il principio su cui si basa NutrInform è quello che lo differenzia in maniera fondamentale da Nutri-score: mentre quest’ultima non si fonda su nessun principio scientifico, ma semplicemente su profili nutrizionali e algoritmi non riconosciuti, quella italiana si basa sulla letteratura scientifica che esclude l’esistenza di cibi “buoni” o “cattivi” e riconosce quella di diete equilibrate e non. Ogni prodotto, dunque, può essere parte di una dieta a patto che sia considerato nella sua giusta misura, tenendo in considerazione le molteplici necessità delle persone. Un modus operandi molto differente rispetto al giudizio complessivo di Nutri-score, che non permette al consumatore di capire quanti zuccheri, sali o grassi contenga un alimento.

Il tema non è banale, soprattutto per le conseguenze economiche sull’export dell’Italia, e che ha spinto il nostro Paese – supportato da Repubblica Ceca, Cipro, Grecia, Ungheria, Romania e Lettonia – a muoversi contro una proposta che, se approvata a livello europeo, boccerebbe quasi l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine (Dop/Igp), che l’Unione dovrebbe invece tutelare e valorizzare nel tempo del Covid (dati Coldiretti).

Per ITA0039, è fondamentale proteggere le eccellenze italiane come il Parmigiano, il prosciutto di Parma, il San Daniele e l’olio extra-vergine che, stando all’etichetta francese, riceverebbero il semaforo arancione o, persino, rosso. Quella contro la Francia, quindi, non è solo una battaglia commerciale, ma tiene a mente anche gli effetti sulla salute dei consumatori.

«Nutri-score è dannoso e diseducativo. Senza dubbio, le esportazioni italiane sono messe a rischio da questa etichettatura, ma supportare NutrInform non è solo una questione economica per ITA0039. L’Italia è il Paese della Dieta Mediterranea, riconosciuta dall’Unesco come “patrimonio immateriale dell’umanità”, nonché la migliore e salutare dieta al mondo: la salute dei cittadini per il nostro Paese è sempre stata al primo posto», ha dichiarato Fabrizio Capaccioli, ideatore del Protocollo di ITA0039.

Le tempistiche sono relativamente ristrette: c’è tempo fino a dicembre 2022 per trovare una soluzione alla questione dell’etichettature. In questa “crociata”, ITA0039 si conferma dalla parte del Made in Italy, per proteggere la filiera agroalimentare italiana e garantire la salubrità dei prodotti portati in tavola. Tuttavia, c’è ancora parecchia strada da fare e molte sono le aspettative del settore.