La lontananza oceanica tra il vecchio e il nuovo continente, sembra colmata, almeno per un quadrimestre.
Si tratta di una sospensione di quattro mesi delle tariffe annunciata dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dopo una telefonata con il presidente americano Joe Biden.
Dazi, costati al nostro Paese 500 milioni di euro. I prodotti agroalimentari italiani più colpiti: formaggi, salumi, succhi, agrumi, molluschi, liquori – pari a 5 miliardi di euro di esportazioni all’anno –.
Oggi si esulta nel settore caseario per il ritorno ad un mercato fondamentale che coinvolge più di 321 caseifici, 2.600 allevamenti e 50mila persone. Un sistema che genera un valore di affari al consumo pari a 2,35 miliardi di euro. Cifre importanti, tanto che solo per il Parmigiano Reggiano gli Usa rappresentano il primo mercato export, una quota del 20% del totale pari a circa 12mila tonnellate di prodotto. Proprio sul Parmigiano Reggiano, dall’ottobre 2019 pesavano tariffe aggiuntive pari al 25% (Trump ha aumentato le tariffe da 2,15 a 6 dollari al chilo) con un aumento del prezzo a scaffale dai 40 ai 45 dollari al chilo incidendo sulle vendite.
L’Italia resta, comunque, il primo fornitore straniero per gli Usa, con circa 38mila tonnellate nel 2019, per un controvalore di quasi 350 milioni di euro. E gli Usa sono la prima destinazione extra-Ue per le imprese italiane. Nel 2020, a causa dell’accoppiata dazi-pandemia, abbiamo visto un vero e proprio crollo delle vendite negli Usa: -18% in volume e -21% in valore, per una perdita complessiva di circa 50 milioni di euro.*
L’amministrazione Biden ha scelto di riparare il rapporto danneggiato da Trump, ma allo stesso tempo ha anche promesso di rinforzare il “buy American”, una versione commerciale del “America first”, noto cavallo di battaglia delle politiche trumpiane.
Una sospensione che, comunque, pone fine momentaneamente a dazi che hanno colpito settori che con la tecnologia nulla hanno a che fare a carico, oltretutto di Paesi che, come l’Italia, nella ventennale vicenda sono stati solo spettatori. I dazi imposti dall’amministrazione Trump sui prodotti italiani hanno causato un crollo dell’export nel 2020 e i più colpiti tra i prodotti agroalimentari sono stati i formaggi Made in Italy che hanno registrato un -21% delle esportazioni.
Ad avviare la guerra economica furono gli Stati Uniti sulle vicende legate alla battaglia Boeing-Airbus, il WTO, dopo i ricorsi, dichiarò entrambe le parti vincitrici e sconfitte, autorizzando di fatto l’imposizione di dazi miliardari: 7,5 miliardi di dollari contro l’Ue, 4 contro gli Stati Uniti. L’evoluzione della vicenda potrebbe essere, auspicabilmente, una nuova proroga motivata con i benefici riscontrati dalla tregua e quindi maggiore margine temporale per intavolare (è proprio il caso di dirlo) delle trattative che possano porre definitivamente fine alla diatriba.
ITA0039, da sempre al fianco della nostra filiera agroalimentare italiana, esprime compiacimento per la tregua, ma auspica una cessazione definitiva delle ostilità, per un superamento netto e definitivo delle divergenze. Un’epoca, questa, segnata dalla necessità di un profondo revisionismo delle prospettive di ciascuno stato, in vista di una piena e convinta cooperazione anche e soprattutto a tutela del benessere e della salute dei consumatori, che comincia soprattutto a tavola. I beni agroalimentari italiani rappresentano una eccellenza mondiale di salubrità e gusto e il Protocollo ITA0039 si schiera dalla parte delle produzioni italiane, certificando il vero Made in Italy in tutto il mondo.
*dati Coldiretti