Odore di normalità per alcuni Paesi, dove si è deciso di allentare le restrizioni per il contenimento del virus che, anche grazie alla diffusione delle campagne vaccinali, sta timidamente regredendo.
Così avviene in Gran Bretagna, ma anche in Spagna, mentre fuori dall’Europa l’Israele è il nuovo faro verso cui guardare.
In Israele attività economiche, inclusi ristoranti, bar, scuole, riprendono le loro attività. Anche l’aeroporto Ben Gurion attuerà una parziale riapertura consentendo il rientro di 3mila israeliani al giorno e la quarantena per i non immunizzati. Elemento decisivo è il Green Pass (doppia immunizzazione o guarigione dal virus). Il documento consiste in un QR code, che può essere esibito in formato digitale o cartaceo, insieme alla carta di identità e consente ai possessori di accedere ad un maggior numero di servizi rispetto a chi non ce l’ha come tornare a pranzare al chiuso in un ristorante o partecipare a un evento. Va comunque segnalato che su 14mila attività di ristorazione del Paese, circa 4mila sono state costrette ad abbassare definitivamente le saracinesche.
Negli Usa il numero di occupati a febbraio è aumentato di 379mila unità. Di questi, ben 355mila pari al 93%, erano nel tempo libero e nell’ospitalità. All’interno di questa categoria, l’unico settore che ha avuto un’esplosione è anche quello che più ha pagato nell’ultimo anno le restrizioni per il Covid: i dipendenti del servizio di ristorazione e dei bar, vale a dire camerieri e baristi, che sono cresciuti ben di 286.000 posti di lavoro, pari al 75% degli incrementi. Questo inverte completamente il calo di dicembre.
In Europa è il Regno Unito il Paese più lanciato verso un ritorno alla normalità, ma non sono mancate le riaperture (e polemiche) anche in Spagna. Nella capitale spagnola, complici anche il clima mite primaverile, molti turisti, specialmente francesi, (sembra 2500 solo nello scorso fine settimana), ancora nella morsa delle chiusure, si stanno godendo tapas e tortillas, rigorosamente distanziati e comunque solo all’aperto. Multe salate per i trasgressori, sia chiaro.
Ancora in Europa, stavolta solo geograficamente parlando – visto che la Gran Bretagna è ufficialmente fuori dall’UE oramai da 3 mesi – dal 12 aprile, pub e ristoranti inglesi potranno accogliere i clienti negli spazi all’aperto, in attesa di ripartire con una consuetudine più simile all’era pre-covid dal 17 maggio. Boom di richieste per pranzi e cene. Una campagna vaccinale spedita ed efficiente quella in Gran Bretagna, mentre in Italia i ristoranti aspettano di conoscere la sorte che spetterà loro dopo il 6 aprile. Pub e ristoranti dovrebbero poter accogliere i primi clienti a partire dal 12 aprile, limitando però il servizio ai soli spazi all’aperto. Sembra che negli ultimi giorni i sistemi di prenotazione online di pub e ristoranti siano letteralmente stati preda di clienti desiderosi di accaparrarsi il tanto sospirato tavolo. Il numero di richieste è pressoché raddoppiato rispetto alla fine della prima ondata pandemica, in un anno sciagurato che ha visto 660mila persone perdere il lavoro oltre ad una flessione degli incassi pari a oltre 71 miliardi di sterline. Il desiderio di una ritrovata normalità è così sentito che addirittura molti avrebbero già deciso di prendere un giorno di ferie dal lavoro per essere tra i primi clienti a salutare la ripartenza dei loro locali preferiti. I ristoratori, specialmente coloro che hanno uno spazio all’aperto limitato, temono che i clienti tendano ad accumulare prenotazioni per la stessa data prima di scegliere dove recarsi secondo l’umore del giorno. Ecco perché, molti ristoratori inglesi stanno attuando la formula “pay before you eat”: paga prima di consumare. Si chiederà, dunque, ai commensali di prepagare una parte dell’importo commisurata alla tipologia di locale e al costo dell’intera esperienza.
Una prospettiva confortante per tutto il comparto anche sul continente tra cui, primi tra tutti, i colleghi italiani, tra i più devastati dalle misure restrittive, che sono stati costretti a rinunciare per il secondo anno consecutivo all’apertura nel fine settimana di Pasqua. In Italia, stando alle stime di Coldiretti, solo lo stop nel week-end pasquale, per ristoranti, pizzerie e agriturismi per il “pranzo con chi vuoi” nel giorno di Pasqua, consuetudine per 7 milioni di italiani, segnerà una perdita epocale di oltre 400 milioni di euro.