L’identità di un popolo non è definita solo dalla sua storia o dalla sua lingua ma anche dalla cultura stessa. In questo senso, pochi altri ambiti rappresentano la cultura di un popolo come quello culinario. È questo uno dei motivi per il quale è stata ideata la giornata mondiale della Gastronomia Sostenibile.

Viene celebrata il 18 giugno e, fin dalla sua fondazione, il 21 dicembre 2016 grazie all’Assemblea delle Nazioni Unite, si vuole ricordare al mondo l’importanza di scegliere un’alimentazione che rispetti l’ambiente, per promuovere lo sviluppo agricolo, la sicurezza alimentare, la produzione sostenibile di cibo, il consumo responsabile e la conservazione della biodiversità.

Secondo le classifiche, nel corso degli anni ci sono stati dei miglioramenti in termini di sostenibilità, maggiore attenzione e sensibilità nei confronti di questo tema da parte di decisori e cittadini. Infatti, secondo uno studio sullo stile di vita sostenibile condotto da LifeGate sull’Osservatorio Nazionale, già oggi gran parte degli italiani, 36 milioni di persone, cerca di usare prodotti locali e quindi sviluppare una gastronomia sostenibile. Secondo Altroconsumo, ben il 76% degli italiani dichiara di fare attenzione all’impatto ambientale nelle proprie scelte alimentari e il 68% sostiene di essere disposto a cambiare le abitudini sbagliate favorendo comportamenti più green. In aggiunta, i dati affermano che due italiani su tre sarebbero disposti ad acquistare solo frutta e verdura di stagione, mentre il 55% acquisterebbe più verdura e prodotti a base vegetale. Il 29% spenderebbe anche di più per alimenti sostenibili.

In questo panorama, l’Italia detiene una quota di mercato per l’export bio del 3,2%, collocandosi al sesto posto della classifica mondiale e al terzo di quella europea, scalando posizioni di anno in anno.

Intanto, anche la superficie dell’agricoltura biologica in Italia cresce: il nostro paese può contare su quasi 2,2 milioni di ettari di superficie dedicati al biologico che corrispondono ad una quota del 17% della superficie totale, la più alta in Europa, ferma ad una quota media del 9%.

Secondo le stime di Ismea, il valore della produzione è stato di 3,96 miliardi di euro nel 2021, in crescita dell’11% rispetto al 2020.

L’Italia è leader mondiale per i prodotti bio.  Apprezzati non solo sul suolo nazionale, ma anche e soprattutto oltreconfine.  Secondo un’indagine condotta da Nomisma su 290 imprese alimentari e vitivinicole italiane, nel 2022 le vendite di prodotti agroalimentari italiani bio sui mercati internazionali hanno raggiunto i 3,4 miliardi di euro, mettendo a segno una crescita del 16% rispetto all’anno precedente.

Il riconoscimento del bio made in Italy sui mercati internazionali è testimoniato anche dalla crescita di lungo periodo (+181% rispetto al 2012, un valore quasi triplicato) e dalla quota di export sul paniere made in Italy (peso del 6% sull’export agroalimentare italiano totale nel 2022, a fronte di un 4% di dieci anni fa).

Tra i prodotti italiani biologici più richiesti ci sono il vino, l’olio d’oliva, i formaggi, i salumi, le conserve di pomodoro e la pasta.

I principali mercati di destinazione degli alimenti biologici italiani sono la Germania, la Francia, i Paesi Bassi, il Belgio, l’Austria ed i paesi scandinavi in Europa, mentre fuori dall’Ue sono molto apprezzati negli Stati Uniti, in Svizzera, nel Regno Unito, in Canada, Giappone ed in Cina.

A questo si aggiunga che le vendite di pesticidi hanno subito un sensibile calo del 32% nell’ultimo decennio nell’agricoltura italiana, che si classifica, dunque, come la più green in Europa, tra il 2011 e il 2019. Un trend in controtendenza rispetto agli altri grandi Paesi produttori come la Spagna e la Germania, dove il consumo di pesticidi cresce mentre in Francia la riduzione è di poco superiore al 10%.

Il risultato per i consumatori è che i cibi e le bevande stranieri sono sei volte più pericolosi di quelli Made in Italy con il numero di prodotti agroalimentari extracomunitari con residui chimici irregolari che è stato pari al 5,6% rispetto alla media Ue dell’1,3% e ad appena lo 0,9% dell’Italia, secondo l’analisi basata su dati Efsa, che ha analizzato capillarmente 96.302 campioni di alimenti in vendita nell’Unione Europea, fornendo uno spaccato della presenza dei residui di pesticidi su frutta, verdura, cereali, latte e vino prodotti all’interno dei Paesi dell’Unione o provenienti dall’estero.

Ne consegue che le produzioni italiane risultano le più salubri e sostenibili del continente. Dati ed evidenze che una giornata mondiale come questa, danno modo di diffondere per scelte consapevoli, per il benessere dei consumatori e la salvaguardia del pianeta.

Con il protocollo ITA0039 promuoviamo la difesa del patrimonio agroalimentare italiano e lo certifichiamo in tutto il mondo. –Afferma Fabrizio Capaccioli AD di Asacert ed ideatore del Protocolli dì Certificazione ITA0039- Una garanzia di salubrità e sicurezza per il consumatore, un valore aggiunto per i ristoratori e un aiuto per i produttori italiani. Per questo motivo Asacert si schiera a favore della qualità e della sostenibilità del cibo per una corretta e sana alimentazione, da sempre tra gli obiettivi del Protocollo di certificazione ITA0039.”