“Aprile è una promessa che Maggio è costretto a mantenere”, dice un vecchio adagio e così le promesse di riaperture fatte a partire dai giorni successivi alla Pasqua (la seconda in Lockdown), sembrano poter essere mantenute a partire proprio da maggio.

Intanto, su 334.417 imprese, dall’inizio della pandemia, si sono registrate 22.285 cessazioni, 9.207 nuove iscrizioni, per un saldo in negativo, di – 13.070 imprese. In termini economici si parla di un forte impatto su ricavi, pari a – 34,4 miliardi nel 2020, e a – 10 miliardi nel primo trimestre del 2021, con un forte di calo di occupati nei pubblici esercizi soprattutto nel centro Italia, pari a -27,6%. Il 76,3% delle imprese ha beneficiato dei ristori, mentre il 23,7% non ne ha beneficiato (dati Fipe).

E così, mentre in molti Paesi, la ristorazione e il suo indotto (non dimentichiamolo!) si giova di aperture in dehors già da mesi, nei casi più fortunati, in Italia, si combatte con una programmazione che forse comincia a prendere forma sui tavoli decisionali del Governo, anche grazie alla spinta delle regioni. Le linee guida della bozza preparata dalla Conferenza delle Regioni ipotizzano nuove regole per poter riaprire al più presto, in condizioni di sicurezza, le attività commerciali, di intrattenimento e culturali a prescindere dal colore della zona.

Secondo gli italiani, le attività da riaprire con priorità e continuità, subito dopo la scuola, sono ristoranti e bar. L’89% degli italiani è ancora preoccupato per la pandemia da Coronavirus e il 40% di questi si dice fortemente preoccupato. Eppure, per quasi un italiano su due non vi è alcuna contraddizione tra questa preoccupazione e la possibilità di riaprire i ristoranti. Segno che questi sono percepiti come luoghi sicuri (dati Ixè).

La vera novità è intanto la premessa delle nuove linee guida. Perché si prevede la possibilità di aprire anche in scenari di alto rischio, ovvero l’attuale zona rossa. Ecco come si pensa di procedere: incoraggiare il più possibile le attività in dehors, estendendo le aperture anche a cena. In alternativa, compatibilmente con le condizioni meteo, è previsto l’obbligo di tenere finestre e porte aperte. La distanza minima tra i tavoli sarà di 1 metro, che raddoppieranno a 2 in caso di scenari epidemiologici ad alto rischio. L’uso della mascherina continuerà ad essere una costante, salvo quando si è seduti al tavolo, così come tutte le norme di igienizzazione. Stesso approccio per la misurazione della temperatura e la prenotazione online o, ad ogni modo, il mantenimento delle liste per lo screening in caso di eventuali cluster. Per la consumazione al banco sarà necessario assicurare il mantenimento della distanza tra i clienti di almeno 2 metri. Le misure, se rispettate, possono consentire lo svolgimento sia del servizio del pranzo, che della cena.  Si raccomanda la prenotazione. Le linee guida, si precisa nella bozza, si applicano per ogni tipo di esercizio di somministrazione di pasti e bevande come ”ristoranti, trattorie, pizzerie, self-service, bar, pub, pasticcerie, gelaterie, rosticcerie” anche se collocati nell’ambito delle attività ricettive, all’interno di stabilimenti balneari e nei centri commerciali e per ”l’attività di catering”.

Il riavvio delle attività farà ripartire la filiera connessa alla ristorazione, che nel 2020 ha subito una perdita di fatturato di oltre 9,6 miliardi tra cibi e vini invenduti. ITA0039 sempre al fianco degli onesti ristoratori che chiedono solo di tornare a dispensare gusto, qualità e salubrità dei veri prodotti Made in Italy, nel pieno rispetto delle norme sulla sicurezza, nell’interesse di tutti.

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